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Lo sport è in grande sofferenza, nel silenzio generale

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Lo sport è in grande sofferenza, nel silenzio generale

Mentre lo sport professionistico e i grandi eventi (Olimpiadi, Champions League, campionati europei e mondiali) seppure tra difficoltà tecniche, interruzioni, limitazioni di pubblico, si sta progressivamente riprendendo, è lo sport amatoriale, quello quotidiano, che è ormai allo stremo delle forze.

È lo sport che ci riguarda più da vicino, quello che tanti di noi praticano, per il proprio benessere psico-fisico, per rispondere al bisogno innato di socialità, quello più profondamente colpito.

I media ne parlano poco, oppure la discussione è spesso limitata ad articoli pubblicati sui quotidiani sportivi. Lo sottolinea Giampaolo Duregon, presidente dell’ANIF (associazione nazionale impiantisport & fitness), l’associazione che riunisce palestre, piscine e campi sportivi.

I tantissimi centri sportivi, presenti sul territorio, vivono un interminabile momento di enorme difficoltà; i 100 mila centri sportivi rappresentano il tessuto connettivo, che tiene in piedi aspetti fondamentali per un Paese: la salute e il benessere.

È un danno psicologico ed economico senza precedenti; eppure solo gli addetti ai lavori sembrano preoccuparsi seriamente di questa situazione.
Il settore dello sport “del quotidiano” produce benessere psico-fisico per tutti i cittadini, previene e cura malattie croniche, avvia ogni anno allo sport milioni di bambini, sostiene l’iniziale sviluppo delle qualità degli atleti, per i quali gioiamo da sempre, nelle grandi competizioni mondiali.

Tecnicamente, i centri sportivi hanno vissuto quasi due anni di lockdown, limitazioni e restrizioni, ricevendo “ristori” assolutamente inadeguati, in rapporto al danno ricevuto dalla pandemia.
Come se tutto ciò non bastasse, ora ci troviamo a fronteggiare in rincaro del 200% dei costi energetici.
Gli interventi, ad oggi, sono puri e semplici palliativi: si parla di una riduzione del 6%. L Per dare un sostegno reale e concreto, andrebbero tolte completamente le accise, l’IVA e altri oneri che fanno esplodere i costi.

Ad aggravare ulteriormente la situazione, la scelta dell’INPS di notificare multe alle ASD e SSD, perché ritiene che i contratti di compenso sportivo dilettantistici siano assoggettabili a IVA, equiparandoli ai contratti dei liberi professionisti.
Una scelta sicuramente intempestiva, visto che il compenso di tipo dilettantistico è riconosciuto da più di 20 anni.

Complessivamente, i vari decreti ristoro non coprono nemmeno il 5% dei ricavi annuali e, contestualmente, si sono registrate riduzioni di fatturato del 50-60%.
Per un impianto di medie dimensioni si registravano circa 15€ al mese di utenze, oggi siamo ben oltre 30 mila €, che significa 180 mila € di rincari annui. Molte di queste spese fisse si sono manifestate anche durante i lunghissimi mesi di chiusura totale.

La quarta ondata, in queste settimane, sta generando un’ulteriore riduzione dell’utenza, con disdette, mancati rinnovi, richieste di rimborsi.

Dal Pianeta Politica al Pianeta Terra, serve che arrivi un segnale di vita, al più presto. O la situazione diventerà realmente insostenibile.

Antonio Rogliani presidente della AICSPORT SSD